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L’ufficiale di Marina arrestato nel marzo del 2021 a Roma
La Corte d’Assise di Roma ha condannato a 20 anni l’ufficiale di Marina Walter Biot, arrestato nel marzo del 2021 in un parcheggio di un centro commerciale della Capital mentre era intento a cedere notizie coperte da segreto a funzionari dell’ambasciata russa. Le accuse contestate dai pm di Roma, che avevano chiesto 18 anni, sono anche spionaggio e corruzione.
Legale Biot: processo su ragion di Stato anziché su diritto
«Walter Biot è determinato. È una battaglia per lui ma anche di civiltà giuridica affinché nessuno possa essere giudicato con prove segrete. Siamo passati da 30 anni a 20 anni: questo significa che più si approfondisce e si ragiona su come questo processo ha fatto spostare la bilancia della giustizia verso la ragion di Stato più che verso lo stato di diritto, più le pene si riducono. E siamo solo in primo grado». Lo afferma l’avvocato Roberto De Vita, difensore dell’ex ufficiale di Marina condannato dalla Corte d’Assise di Roma. «Proseguendo così e conoscendo quel che viene in Appello e in Cassazione – aggiunge De Vita – siamo certi che prima o poi ci sarà un giudice che riconoscendo i diritti dovrà riconsegnare Walter Biot alla sua famiglia».
Palazzo Chigi e Difesa parte civile
Nel processo davanti alla prima Corte d’Assise, che si è svolto a porte chiuse, sono parti civili, tra gli altri, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero della Difesa rappresentate dall’Avvocatura dello Stato. Agli atti del processo ci sono una serie di documenti della Nato, nove dei quali classificati come «riservatissimi», ma anche immagini. Non specificato se di basi militari o di altro. Gli screenshot sono 181 e quelli dei documenti almeno 106.
L’arresto
Il 56enne capitano di fregata fu fermato in flagranza di reato dai carabinieri del Ros il 30 marzo 2021 nel posteggio di un supermercato della periferia romana mentre in cambio di 5mila euro cedeva a Dmitri Ostroukhov, assistente dell’attache’ navale dell’ambasciata russa a Roma Alexey Nemudrov – entrambi sono stati poi espulsi -, una sim con il materiale che con un cellulare aveva fotografato da un pc nel suo ufficio presso lo Stato Maggiore della Difesa.
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