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Maltrattamenti alla moglie, assolto il marito. La parte civile: «Le donne non denunceranno più»

Leggi l’articolo originale su Il Corriere – Brescia
di Mara Rodella

Nel chiederne l’assoluzione, il pm Antonio Bassolino aveva sostenuto che i comportamenti dell’uomo fossero «il frutto dell’impianto culturale e non della coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge»

La presunta vittima, 27 anni, allunga il passo oltre l’ingresso del Palagiustizia senza fermarsi. Sono già scoccate le sei di sera. «Ancora una volta una violenza senza tutela — dice —. È molto grave, le donne non denunceranno più. Non crederanno più in questa giustizia». Sono le poche parole dell’avvocato Valentina Guerrisi (foro di Roma) costituita parte civile nel procedimento a carico dell’ex marito, bengalese come lei, imputato per maltrattamenti e violenza sessuale ai suoi danni. Dopo un’ora abbondante in Camera di consiglio, il presidente del collegio, Maria Chiara Minazzato, l’ha assolto «perché il fatto non sussiste».

In estrema sintesi: non ci sono prove sufficienti, né riscontri, né i presupposti del reato (per primo quello dell’abitualità dela condotta), anche se per le motivazioni bisognerà attendere novanta giorni. Che venisse assolto lo aveva chiesto lo stesso pm Antonio Bassolino, finito al centro delle polemiche, nelle scorse settimane, per aver anticipato in una memoria la sua requisitoria, nella quale, però, in prima istanza ritenne che il fatto non costituisse reato, «per difetto dell’elemento soggettivo tipico» oltre a rimarcare l’insussistenza delle prerogative dei maltrattamenti.

«I contegni di compressione delle libertà morali e materiali della persona offesa da parte dell’imputato sono frutto dell’impianto culturale di origine e non della sua coscienza e volontà di annichilire e svilire la coniuge» scrisse il magistrato. Lo stesso sostituto procuratore in aula ha modificato le sue conclusioni, proprio «sulla base della prima parte della mia memoria», a cui si è richiamato, specificando che «il fatto non sussiste nella sua oggettività». Istanza accolta dai giudici. Di linea opposta l’avvocato Guerrisi, al fianco della ex moglie dell’imputato (in lacrime durante la discussione) secondo la quale la sua assistita avrebbe «subito» e non accettato una serie di umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche e privazioni della libertà «perché non aveva alternative», né indipendenza economica, dopo essere stata venduta per cinquemila euro dalla famiglia al cugino affinché lo sposasse, a soli 17 anni, in patria.

«2: simili considerazioni non devono trovare spazio nel nostro ordinamento democratico», ha detto. Ancora, «sono anche contrarie a quanto emerso in istruttoria: da atti e testimonianze emergono prove che hanno trovato riscontri e convergono per la responsabilità piena dell’imputato». Credibile e coerente, per il legale, anche il racconto della vittima, sotto «perenne ricatto del marito, che la teneva in scacco minacciandola che avrebbe detto a tutti fosse impura»: sostenere la condotta del marito «scriminata in ragione del contesto culturale di provenienza rispetto a reati così gravi non è un ragionamento accettabile, né costituzionalmente lecito».

Si sofferma invece su tutte le presunte «contraddizioni» e i non detti della parte offesa l’avvocato difensore Gabriella Pezzotta, elencandoli uno ad uno. E chiedendosi perché, per esempio, dal 2018 (un anno prima della denuncia, formalizzata a dicembre 2019) durante i tanti colloqui con i servizi sociali, sola, la signora non abbia mai confidato le violenze del marito. Piuttosto, quelle di una madre con gravi problemi di salute. «Ha dato diverse versioni, non è attendibile. Lo fa sui presunti abusi sessuali, sulla mancata possibilità di uscire, sulle motivazioni che l’avrebbero spinta a chiedere la separazione — lui «non lavora e non mi tira fuori da questa casa così piccola» dove vivevano anche le due figliolette. «Aveva un altro uomo». E «più volte si sarebbe vantata dei suoi stessi tradimenti al marito, con il quale lei raccontò, nonostante le difficoltà iniziali perché era cresciuta in Italia, di aver poi creato un buon rapporto. Lo dicono i testi. Va assolto». Così è stato.

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