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L’ufficiale di Marina era stato arrestato nel 2021 nel parcheggio di un centro commerciale di Roma, intento a cedere notizie riservate ad un funzionario dell’ambasciata di Mosca
Vendeva documenti segreti, tra i quali fotografie e informazioni riservate, ai funzionari russi in cambio di denaro. Per Walter Biot, ex capitano di fregata della Marina, è arrivata la condanna della corte d’Assise di Roma a 20 anni di carcere. Pena superiore a quella avanzata dai pm, che avevano chiesto 18 anni.
A Biot sono state contestate le accuse di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato e corruzione. Il militare era stato già condannato a 30 anni dal tribunale militare, con processo d’appello tuttora in corso. L’accusa aveva chiesto l’ergastolo.
L’arresto in flagranza e i documenti top secret della Nato
Walter Biot era stato colto in flagranza dai carabinieri del Ros nel marzo del 2021. L’ufficiale si trovava nel parcheggio di un centro commerciale della capitale insieme ad un funzionario dell’Ambasciata russa, intento a passare una pen drive contenente documenti classificati nelle mani di un ufficiale russo accreditato presso l’ambasciata di Mosca in Italia, in cambio di un compenso di cinquemila euro in contanti.
Biot era stato quindi arrestato con l’accusa di spionaggio, mentre il funzionario russo, Dmitry Ostroukhov, era stato espulso insieme al collega che collaborava con lui, in quanto entrambi non potevano finire in manette a causa dell’immunità diplomatica.
All’interno della pen drive c’erano 19 documenti, fotografati di nascosto con uno smartphone. Tra questi ce n’erano alcuni, della Nato, “riservatissimi” e uno “top secret”, ha sottolineato l’accusa durante la requisitoria. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le informazioni in questione riguardavano anche la lotta al terrorismo internazionale, altri mettevano in evidenza potenziali “debolezze” della Nato.
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