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Spionaggio, chiesto il rinvio a giudizio per l’ufficiale di Marina Biot

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di Andrea Ossino

La richiesta di entrambe le procure: quella ordinaria e quella militare. Il capitano fu arrestato lo scorso marzo mentre cedeva documenti riservati ad un agente russo

Camminano su due binari paralleli le inchieste della procura ordinaria e di quella militare sul caso dell’ufficiale di fregata, Walter Biot, accusato di aver venduto segreti militari alle spie russe.

Lo scorso dicembre entrambe le procure avevano concluso le indagini. E adesso entrambe hanno chiesto il rinvio a giudizio dell’indagato, che nel frattempo soggiorna nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

Il militare era stato arrestato lo scorso 30 marzo dai carabinieri del Ros mentre, in un parcheggio della periferia della Capitale, passava documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5.000 euro.

È accusato, dalla procura ordinaria, di spionaggio, rivelazione di segreto di stato e corruzione. I pm militari contestano invece  i reati di “procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio”, “procacciamento e rivelazione di notizie di carattere riservato”, “esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio” e “comunicazione all’estero di notizie non segrete nè riservate”.

Il fatto è sempre lo stesso: ”si procurava notizie concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato classificate segrete o riservate, eseguiva, a scopo di spionaggio con uno smartphone in suo possesso fotografie di documenti concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato, rivelava, a scopo di spionaggio notizie” ad un agente diplomatico russo”.

Due indagini diverse che secondo la Cassazione possono coesistere, anche se si attendono ancora le motivazioni della decisione della Suprema Corte.

Il rinvio a giudizio era scontato. Non poteva essere altrimenti. Del resto il militare non ha mai parlato con gli inquirenti. Neanche qualche settimana fa, quando ha chiesto di essere interrogato per poi disdire l’appuntamento.

“Confidiamo in un processo pubblico dove venga garantito il diritto di difesa e in particolare il diritto a conoscere gli elementi di accusa, un giusto processo basato su prove e non invece su atti non disponibili per il giudice, per l’imputato e la difesa, perché fino ad oggi a Biot e ai difensori è stato negato l’accesso alle presunte prove utilizzate per accuse da ergastolo”. Dice all’Adnkronos l’avvocato Roberto De Vita, difensore di Walter Biot.

L’indagine ha ugualmente fatto il suo corso. E adesso è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio

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