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Il capitano di fregata venne arrestato nel 2021 con l’accusa di aver ceduto notizie coperte da segreto in cambio di 5 mila euro
I giudici di secondo grado della prima sezione della Corte Militare d’Appello – presieduta da Eugenio Rossi – hanno condannato a 29 anni e 2 mesi Walter Biot, il capitano di fregata arrestato il 30 marzo 2021 con l’accusa di spionaggio per aver passato documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5 mila euro. In primo grado Biot, accusato di avere ceduto in cambio di denaro notizie coperte da segreto ad un funzionario dell’ambasciata russa, era stato condannato a 30 anni.
Sostanzialmente confermato dunque – dopo una camera di consiglio durata quasi 5 ore – l’impianto accusatorio della procura generale rappresentata dal sostituto procuratore generale Vincenzo Ferrante che aveva sollecitato per Biot la conferma della condanna di primo grado a 30 anni.
All’ufficiale, presente in aula oggi, sono contestati i reati di rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio, poi il procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio, l’esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio, il procacciamento e la rivelazione di notizie di carattere riservato e le comunicazioni all’estero di notizie non segrete ne’ riservate.
In primo grado, il 9 marzo scorso, il tribunale militare della Capitale aveva condannato Biot a 30 anni di reclusione, sostenendo come ”le complessive risultanze processuali acquisite non lascino residuare dubbi in merito alla natura di segreto militare delle notizie che ne sono oggetto e, dunque, alla loro inerenza alla preparazione, forza difesa dello Stato” e che ”tutti gli accertamenti in ordine al contenuto del supporto digitale oggetto dello scambio, nonché le risultanze degli articolati e complessi accertamenti tecnici sui dispositivi sequestrati non fanno che fornire ulteriore riscontro ad un quadro di rilevante gravità probatoria, già delineatosi al momento dell’arresto in flagranza, e rispetto al quale l’imputato non ha addotto nessun elemento credibile e nessuna spiegazione alternativa ‘a discarico’ dei dati probatori emersi”.
L’ufficiale della Marina è stato condannato anche dalla Corte di Assise di Roma: il 19 gennaio i giudici della Capitale gli hanno inflitto una pena a 20 anni di carcere dopo l’inchiesta della pm Gianfederica Dito con Michele Prestipino per le accuse di spionaggio, rivelazione di notizie che per la sicurezza nazionale dovevano rimanere segrete e corruzione. Biot, detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, ha assistito in aula alla lettura della sentenza emessa oggi pomeriggio dai giudici della Corte di Appello militare, presieduta da Eugenio Rossi.
“Walter Biot non ha mai conosciuto le prove in base alle quali è stato condannato, non ha mai potuto controinterrogare nel merito i testi che lo hanno accusato in relazione alla conoscenza di fatti per i quali non ha avuto la possibilità di fare verifiche sui dispositivi informatici”. Lo afferma il difensore, l’avvocato Roberto De Vita, dopo la sentenza. “Non sono stati fatti gli accertamenti più volte chiesti dalla difesa. Biot è stato condannato perché presunto colpevole e quindi il processo non serve a nulla – aggiunge -. Se la ragion di Stato in un dato momento storico deve affermare che ci sia la necessità di condannare Biot lo stato di diritto dovrà aspettare. Aspetteremo la Cassazione o quello che ne verrà dopo fino a quando non verranno affermati i diritti di ogni imputato che si confronta con una prova”.
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