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di Valeria Di Corrado
LA DENUNCIA DELLA COMUNITÀ EBRAICA DI ROMA: LA PROCURA AVVIA UN’INCHIESTA
Dal «coltello antisionista con manico in legno d’ulivo» pubblicato sull’ex Twitter da chef Rubio, al post del professore Alessandro Orsini che l’8 ottobre definisce il massacro ordito da Hamas «una rivolta» inevitabile. La comunità ebraica di Roma ha presentato il 24 gennaio scorso due distinte denunce-querele alla questura della Capitale nei confronti di Gabriele Rubini (in arte Rubio) e del docente universitario in sociologia del terrorismo, «per plurime e reiterate condotte integranti i reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa» e per diffamazione aggravata.
Il caso
Il presidente e legale rappresentante della comunità ebraica romana, Victor Fadlun, assistito dall’avvocato Roberto De Vita, ha chiesto inoltre l’intervento della polizia postale «al fine di segnalare e far richiedere a Facebook, X e YouTube la chiusura dei profili e delle pagine» dello chef e del professore, considerato che «i loro messaggi ottengono migliaia di visualizzazioni e un altissimo numero di “repost” e citazioni» dei follower. Il pm della Procura capitolina Erminio Amelio ha aperto due fascicoli e iscritto entrambi nel registro degli indagati per i reati ipotizzati. Ora saranno gli accertamenti affidati alla polizia giudiziaria a verificare se ci siano gli estremi per sostenere un eventuale giudizio nei loro confronti.
La vicenda
Rubio e Orsini avrebbero contribuito a diffondere tesi e idee «manifestatamente discriminatorie nei confronti del popolo israeliano – si legge nelle denunce-querele – anche mediante la sovrapposizione-confusione tra concetti diversi (il governo israeliano, lo Stato di Israele, “l’amico ebreo”, il sionismo in generale), incoraggiando altresì la propaganda di pregiudizi antisemiti e la ripulsa violenta contro gli ebrei». L’8 ottobre scorso, l’indomani dell’attacco di Hamas al rave party nel deserto del sud di Israele in cui sono stati uccisi centinaia di civili e altri sono stati presi in ostaggio, il professor Orsini pubblica una serie di post in cui definisce il primo ministro israeliano «un terrorista di Stato» e il suo governo «una delle dittature più brutali e razziste del mondo». Poi, si rivolge direttamente a lui, scrivendo così: «Caro Netanyahu, ma se tu massacri un popolo e i tuoi soldati stuprano le sue donne; e se nessuno ti punisce per i tuoi crimini contro l’umanità, ma cosa ti aspetti che accada se non una rivolta? Ma il cervello te lo sei bevuto tutto o è rimasto un brandello funzionante?».
«Nel caso del professore Orsini c’è un’opinione chiaramente animata da un pregiudizio antisemita nei confronti dello Stato di Israele – si legge nella denuncia – ma, dopo il 7 ottobre, la reiterata e costante ripetizione di determinati pensieri, anche attraverso il sapiente accostamento di fatti non veri con fatti veri e di elementi travisati, mira a creare una vera e propria giustificazione delle operazioni terroristico-stragiste di Hamas, attribuendo agli israeliani e agli ebrei in quanto tali la responsabilità nella causazione degli eventi di tale gravità. Ed è bene notare e sottolineare come il professore Orsini compia questa operazione il 7 e l’8 ottobre, ben prima della reazione militare israeliana». A questi «post istigatori» – secondo la comunità ebraica di Roma – seguono commenti razzisti dei follower: «i davidiani sono il cancro del mondo», «serve l’atomica», «in pasto ai lupi», «penso che sia arrivato il momento di fare pulizia in Occidente», «penso che i giudei dovrebbero andare tutti in Israele, così per non mischiarsi con i subumani», «un reich nasista», «peccato che sia scampato ai forni crematori nazisti (rivolto all’ex presidente della comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici, ndr)».
L’arma mostrata da Rubio
Vengono poi analizzati nella seconda denuncia i post pubblicati da Rubini, che si autodefinisce “un cuoco non convenzionale”: «Tutti i commenti, soprattutto quelli successivi al 7 ottobre, sottolineano ed evidenziano il concetto di sionismo= terrorismo». Lo scorso 23 dicembre Rubio pubblica su X (ex Twitter) la foto di un adesivo con scritto «Hamas resistenza», con il seguente commento: «Le strade sono nostre, la Palestina tornerà libera e il sionismo verrà bandito dal mondo». Tre giorni dopo scrive sullo stesso social: «Chiedere il cessate il fuoco a dei terroristi assetati di sangue è da co…ni naif. Chiedereste a una metastasi tumorale di non espandersi? No, appunto. La colonia d’insediamento illegale sionista va smantellata, i suoi sostenitori isolati e il sionismo bandito dal mondo». Poi, il 10 gennaio, pubblica la foto del graffito fatto con lo spray «Polimeni sionista», e aggiunge: «Nel frattempo dalla Sapienza di Roma ci giungono verità sui muri. Fuori “Israele” dagli atenei, fuori gli accademici che se la fanno con la colonia d’insediamento sionista». Ma il culmine, secondo i denuncianti, viene raggiunto quando il primo giugno scorso lo chef pubblica le foto e un video di un pugnale con doppia lama che viene rigirato tra le mani, con la seguente didascalia: «coltello antisionista con manico in legno d’ulivo» (albero sacro nella tradizione ebraica). Tanto da indurre il legale della comunità ebraica a presentare a febbraio un’integrazione alla denuncia, per questa frase giudicata «gravissima e pericolosissima», «che assume ulteriore e autonoma rilevanza in termini di pericolosità istigatoria oltre che discriminatoria per odio antisemita».