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Piano anti-Covid, chiesta l’archiviazione per l’ex dirigente dell’Oms Ranieri Guerra: «La mia immagine ferita»

Leggi l’articolo originale su Corriere del Veneto
di Silvia Madiotto

L’inchiesta sul mancato aggiornamento del piano pandemico: il caso fu sollevato dal ricercatore veneziano Zambon che denunciò pressioni
Nell’aprile 2021 era stato indagato per false dichiarazioni ai Pm dalla procura di Bergamo in merito al piano pandemico e al mancato aggiornamento dal 2006 in poi. Erano i mesi della pandemia di Covid e della paura. Giovedì 23 novembre per la posizione dell’ex numero duedell’Oms Ranieri Guerra, veronese di 69 anni, è stata chiesta l’archiviazione, così come per quella dell’ex presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e degli altri sette indagati. A giugno erano state archiviate anche quelle dei tre ex ministri della Salute che si erano alternati al governo nel periodo sotto la lente d’ingrandimento. «Il tempo è galantuomo – commenta Guerra -, ma per tre anni la mia storia di uomo di scienza e delle istituzioni è stata gravemente ferita, violentemente colpita da chi strumentalmente o per inescusabile superficialità mi ha attribuito la responsabilità di non aver protetto l’Italia dal Covid. E mentre io con senso dello Stato cercavo insieme ai miei avvocati, Roberto De Vita e Valentina Guerrisi, di dare un contributo di conoscenza e di verità, altri coltivavano narcisismi mediatici e sommari giudizi di piazza in una delle più grandi tragedie del nostro Paese».
Le accuse di Francesco Zambon

Il grande accusatore era Francesco Zambon, ex ricercatore dell’ufficio Oms di Venezia: aveva affermato di aver ricevuto pressioni da parte dell’allora direttore aggiunto Guerra per non pubblicare un dossier molto critico sulla gestione dell’emergenza da parte del governo, per postdatarlo al 2016 facendolo apparire più recente e aggiornato, e aveva raccontato la vicenda nel suo libro «Il pesce piccolo – una storia di virus e altri segreti». Guerra, secondo Zambon, avrebbe voluto nascondere quel piano di cui era responsabile quando dirigeva il dipartimento di Prevenzione nel Ministero della Salute, tra il 2014 e il 2017. «Mi aveva chiesto di modificare il testo del report, c’era in gioco la reputazione dell’Oms» aveva dichiarato il ricercatore veneziano. Dopo l’attività istruttoria svolta dalla pm Claudia Terracina della procura di Roma, l’archiviazione «si fonda sull’assenza di responsabilità penale in relazione alla mancata revisione del piano pandemico, il cui obbligo di aggiornamento era legato al cambiamento della situazione epidemiologica». Un piano che, secondo quanto emerge dalle indagini, «era già in fase di aggiornamento».

La vicenda

La vicenda parte il 13 maggio 2020: quel giorno comparve on line un documento curato da un gruppo di ricercatori della sede veneziana dell’Oms, guidato da Zambon. La risposta dell’Italia alla diffusione del virus, c’era scritto, era stata «improvvisata, caotica e creativa», come conseguenza di un piano pandemico nazionale non aggiornato dal 2006. Il report fu rimosso quasi subito e mai più ripubblicato a causa: secondo Zambon, proprio per le pressioni esercitate.

Le altre archiviazioni

Le altre archiviazioni sono di cinque dirigenti del ministero della Salute (Claudio D’Amario, Francesco Maraglino, Loredana Vellucci, Mauro Dionisio e Maria Grazia Pompa), l’allora direttore generale della Prevenzione del Ministero della salute Giuseppe Ruocco e l’ex capo della protezione civile Angelo Borrelli. Archiviate mesi fa anche le posizioni degli ex ministri Roberto Speranza, Giulia Grillo e Beatrice Lorenzin. «Il professor Guerra in questi anni non è rimasto inerte – evidenzia l’avvocato De Vita – e sin dal primo momento, pur potendosi avvalere delle immunità concesse ai funzionari dell’Oms, ha fornito ampia documentazione per dimostrare la propria estraneità alle accuse e la correttezza del proprio operato». Chiuso con l’archiviazione anche il procedimento (a Venezia) per violenza privata nei confronti di Zambon.

 

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