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Chiuse le indagini su Biot, il capitano che passava segreti ai russi

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di Andrea Ossino

A inviare gli atti di chiusura sia la procura di Roma che la procura militare, che per la Cassazione possono indagare parallelamente. I reati contestati vanno dallo spionaggio, alla rivelazione di segreto di Stato, alla corruzione

Due inchieste terminate, un unico caso. E al centro sempre Walter Biot. Le indagini della procura di Roma e dei colleghi che si occupano di reati militari si abbattono sul capitano di fregata che lo scorso 30 marzo è stato arrestato dai carabinieri del Ros mentre, in un parcheggio della periferia della Capitale, passava documenti segreti a un funzionario russo in cambio di 5.000 euro.

Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere Walter Biot ha ricevuto due diversi documenti. Entrambi riguardano la conclusione di indagini a suo carico. Il primo è stato inviato dai magistrati di Roma, dove rischia di finire sotto processo per spionaggio, rivelazione di segreto di Stato e corruzione da parte della procura ordinaria ”per essersi procurato quale capitano di fregata della Marina Militare in servizio presso lo Stato Maggiore della Difesa, a scopo di spionaggio politico, notizie che nell’interesse della sicurezza dello Stato dovevano rimanere segrete e per aver rivelato tali notizie ad un agente diplomatico russo dietro compenso di cinque mila euro”.

Il secondo invece arriva dalla procura militare e accusa l’uomo di “procacciamento di notizie segrete a scopo di spionaggio”, “procacciamento e rilevazione di notizie di carattere riservato”, “esecuzione di fotografie a scopo di spionaggio”, “rivelazione di segreti militari a scopo di spionaggio” e “comunicazione all’estero di notizie non segrete e non riservate”.

Il fatto è sempre lo stesso: ”Si procurava notizie concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato classificate segrete o riservate, eseguiva, a scopo di spionaggio con uno smartphone in suo possesso fotografie di documenti concernenti la forza, la preparazione e la difesa militare dello Stato, rivelava, a scopo di spionaggio notizie” ad un agente diplomatico russo”.

È stata la Cassazione ad affermare che due diverse indagini possono coesistere. Ma i motivi sono avvolti nel mistero. Le motivazioni della decisione infatti non sono ancora arrivati.

“Solo prove segrete e nulla più”, afferma adesso l’avvocato di Biot, Roberto De Vita. E ancora: “Terminate le indagini si conferma la pretesa della Procura dì Roma e della Procura Militare ad un processo segreto, dove l’indagato e i difensori non possono vedere le presunte prove alla base delle gravissime contestazioni, dove sullo stesso presupposto di segretezza non potranno essere svolti accertamenti tecnici della difesa sul materiale digitale ed elettronico utilizzato per le accuse da ergastolo. Un corto circuito tra segreti e prove, dove anche ad indagini concluse si ritiene che le presunzioni di intelligence debbano prevalere sul diritto dì difesa e sul giusto processo e nel frattempo Walter Biot continua a rimanere in carcere”, conclude l’avvocato.

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